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Appena finita la festa dell’Immacolata (8 Dicembre), in famiglia, tutti si davano da fare per preparare l’occorrente necessario per la scenografia. I materiali più usati erano: creta, gesso, sughero, pietre e le scorie delle fornaci dei ceramisti che avevano l’aspetto di pietre molto leggere e spugnose, la cosidetta “cacazza”.

Prima si costruivano montagne e colline, poi chi era predisposto per la pittura, su un cartone o una tavola, preparava uno sfondo paesaggistico dove tra l’altro si intravedevano case, minareti e cupole emisferiche che ricordavano i luoghi dell’evento natalizio.

Per dare l’idea di un cielo stellato la parete di fondo veniva coperta da un telo di colore blu dove venivano applicate tante stelle di carta stagnola ritagliata. Tutto veniva racchiuso sotto una volta semicilindrica fatta con rami di: alloro, cipresso, edera, quercia e palma.

L’uso di questi rami non era casuale, infatti ciascuno indicava simbolicamente significati ben precisi: l’alloro, simboleggiava una nuova vita dischiusa dall’avvento di Cristo; il cipresso, simbolo di longevità e speranza di vita eterna; l’edera, l’immortalità dell’anima, della fedeltà, dell’amicizia e della gioia; la quercia, l’immortalità l’eternità e la forza imperturbabile; la palma, la vittoria del bene sul male, la rinascita e il trionfo.

Nelle giunture delle montagne spesso era posta una piccola agave, simbolo dell’eccezionale maternità della Madonna, infatti questa pianta cresce per tanti anni ma fiorisce una sola volta. Tra l’intradosso e l’estradosso dell’arco, fatto con i rami, venivano appesi dei mandarini, frutti che maturano in inverno, ad indicare la dolcezza e la speranza luminosa di Cristo nell’inverno tenebroso dell’umanità, intervallati con fiocchi di cotone (da interpretare come fiocchi di neve) che oltre a interrompere la prevalenza del verde, stavano ad indicare la stagione dell’eccezionale Evento.

Nel cielo stellato era evidente la stella cometa, fatta di cartoncino rivestito con carta stagnola, riferimento e guida per i re Magi e i pastori che si mettevano in viaggio verso la grotta.

Le giunture e gli anfratti delle montagne venivano coperte di muschio, in alcuni si metteva carta stagnola sotto i pezzetti di vetro, trasparente, in modo da sembrare dei corsi d’acqua che confluivano in un laghetto

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